Padiglione Vaticano: cavi e pali in tensione definiscono lo cappella di Norman Foster

Cappella di Norman Foster per il Padiglione Vaticano, Biennale di Architettura, isola di San Giorgio, Venezia, 2018

Per il Padiglione Vaticano, la Santa Sede ha convocato molti architetti di fama internazionale; tra questi, spicca sicuramente il nome di Norman Foster, l’architetto britannico vincitore del Premio Pritzker nel 1999.

L'architetto britannico Norman Foster con il "30 St. Mary Axe", grattacielo londinese inaugurato nel 2004.
L’architetto britannico Norman Foster con il “30 St. Mary Axe”, grattacielo londinese inaugurato nel 2004.

Una cappella definita da una tensostruttura

Dopo una visita dell’isola di San Giorgio, l’architetto ha optato per una cappella che cercasse il contatto visivo con la Laguna. Situata perciò in una radura aperta non lontana dall’acqua, la cappella si distingue per la sua struttura “in tensione”. Foster crea, infatti, una tensostruttura a partire da tre croci simboliche, posizionate su una piattaforma leggermente in salita. Attorno ai bracci delle croci, si sviluppa un sistema di cavi e puntoni che creano un sistema di tensioni in equilibrio.

Cappella di Norman Foster per il Padiglione Vaticano, Biennale di Architettura, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
Disegno del progetto di Norman Foster; da notare la piattaforma leggermente in salita.

Il rivestimento in legno

La struttura è poi ricoperta da un involucro di stecche di legno, che congiungono la tensostruttura al ponte di appoggio, rivestito in legno. In questo modo, la luce filtrata dal bosco viene nuovamente filtrata dalle stecche, creando interessanti giochi di luce e ombra.

Cappella di Norman Foster per il Padiglione Vaticano, Biennale di Architettura, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
Il rivestimento in stecche di legno, che si appoggia alla tensostruttura.

All’interno

Cappella di Norman Foster per il Padiglione Vaticano, Biennale di Architettura, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
L’interno con la terza croce, le sedute e l’altare.

Dopo l’ingresso nella cappella di Norman Foster, vi è un cambio direzionale per consentire al visitatore di “rallentare l’esperienza e offrire la possibilità di una sorprendente scoperta” (Vatican Chapels). Nella seconda parte della cappella, alcune sedute in legno permettono di godere dell’edificio sacro e della vista che si intravede sul fondo di esso; qui, un elemento triangolare ligneo chiude la parte posteriore, a simboleggiare un altare, ma richiamando fortemente anche la poppa di una nave.

Cappella di Norman Foster per il Padiglione Vaticano, Biennale di Architettura, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
Il retro della cappella, che si affaccia sulla Laguna, dalle forme navali.

Avvolta dal gelsomino

È interessante, inoltre, l’idea di Norman Foster di piantare attorno alla cappella del gelsomino: crescendo attorno ad essa, le piante si intrecceranno alle stecche in legno, inondando lo spazio sacro della loro fragranza. Inoltre, l’immersione della cappella nella natura diventerà ancora maggiore, sulla scia delle cappelle di Carla Juaçaba e di Francesco Cellini.

Cappella di Norman Foster per il Padiglione Vaticano, Biennale di Architettura, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
L’ingresso della cappella, con le piante di gelsomino avvolte attorno.

Bibliografia, sitografia e referenze fotografiche: