Padiglione Vaticano: la sottile e lineare cappella di Carla Juaçaba

Cappella di Carla Juaçaba per la Biennale di Architettura, Padiglione della Santa Sede, isola di San Giorgio, Venezia, 2018

La cappella per il Padiglione Vaticano non è l’unica realizzazione Carla Juaçaba a Freespace, la Biennale di Architettura 2018. L’architetta brasiliana, nata nel 1976 e laureatasi nel 1999 all’Università di Rio de Janeiro, è intervenuta anche all’Arsenale con Ballast, totem in cemento che svolgono anche il ruolo di panchine.

L'architetto Carla Juaçaba, nata nel 1976 in Brasile.
L’architetto Carla Juaçaba, nata nel 1976 in Brasile.

Dai volumi alla linea

Nell’intervento per il Padiglione Vaticano, l’architetta brasiliana si dimostra molto discreta, arrivando a ridurre la materia a pura linea tracciata nella natura. Tuttavia, è da sottolineare che il risultato finale è solo il frutto di una lunga progettazione: nei disegni preliminari, Carla Juaçaba aveva elaborato una sovrapposizione di parallelepipedi aggettanti in cemento di una certa consistenza. Infatti, gli elementi, che dovevano creare una corte interna, superavano 1 m x 1 m di spessore.

Cappella di Carla Juaçaba per la Biennale di Architettura, Padiglione della Santa Sede, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
La cappella vista dall’alto.

Successivamente, il progetto si è trasformato in un semplice ed essenziale tracciato di linee che, intersecandosi, vanno a creare una seduta rivolta verso una croce. La struttura si compone di quattro identiche travi in acciaio: lunghe 8 m e spesse solo 12×12 cm, definiscono da sole l’intera composizione.

Cappella di Carla Juaçaba per la Biennale di Architettura, Padiglione della Santa Sede, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
La cappella di Carla Juaçaba, formata da semplici travi in acciaio.

Ancoraggi e materiali

Sette plinti prefabbricati in cemento armato affondano nel terreno perpendicolarmente alla trave trasversale, ancorata ad essi. Il loro numero non risponde solo ad esigenze strutturali, ma probabilmente allude alla valenza fortemente simbolica che il numero sette possiede per il cristianesimo (dai sette giorni della creazione ai sette doni dello Spirito Santo, solo per fare un esempio).

Cappella di Carla Juaçaba per la Biennale di Architettura, Padiglione della Santa Sede, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
L’elaborazione grafica del progetto di Carla Juaçaba.

Le travi sono realizzate in acciaio inossidabile a specchio, per riflettere la natura in cui la “cappella” è immersa, al punto tale che essa può quasi sparire alla vista. Perciò, la sua ombra appare a volte più evidente della stessa costruzione.

Cappella di Carla Juaçaba per la Biennale di Architettura, Padiglione della Santa Sede, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
Dettaglio delle travi in acciaio inossidabile a specchio.

Verso un’apertura alla natura

La cappella di Carla Juaçaba può essere associata a quella di Francesco Cellini: entrambi, infatti, partiti da progetti molto materici, eliminano pareti e volumi per cercare un maggiore dialogo con il suggestivo ambiente naturale dell’isola di San Giorgio. E’, però, Juaçaba a spingersi ai massimi livelli di smaterializzazione, con una costruzione che arriva quasi ad annullarsi di fronte alla natura.

Cappella di Carla Juaçaba per la Biennale di Architettura, Padiglione della Santa Sede, isola di San Giorgio, Venezia, 2018
La cappella di Carla Juaçaba, che quasi sparisce in mezzo alla natura.

Bibliografia, sitografia e immagini: