Un recinto in pietra per la cappella di Eduardo Souto de Moura al Padiglione Vaticano

Cappella di Eduardo Souto de Moura per il padiglione della Santa Sede, Biennale di Architettura, Venezia, 2018

Eduardo Souto de Moura è presente alla Biennale di Architettura 2018 con una cappella per la Santa Sede e con un progetto di trasformazione di un convento in rovina, per il quale ha vinto il Leone d’Oro per il miglior progetto in mostra. Cresciuto come assistente di Alvaro Siza Vieira, il portoghese è un architetto affermato a livello internazionale, come dimostra il Premio Pritzker aggiudicatosi nel 2011.

Eduardo Souto de Moura, cappella per il padiglione della Santa Sede, Biennale di Architettura, Venezia, 2018
L’architetto portoghese Eduardo Souto de Moura (al centro) si è aggiudicato il Leone d’Oro per il miglior progetto.

I materiali: la pietra di Vicenza

La cappella progettata per il Padiglione Vaticano si distingue per la sua matericità: costituita da spessi blocchi di pietra di Vicenza, poggianti l’uno sull’altro, richiama gli antichi complessi monolitici. All’interno, i blocchi sono levigati, mentre all’esterno sono lasciati grezzi, a mostrare la loro concretezza materica.

Cappella di Eduardo Souto de Moura per il padiglione della Santa Sede, Biennale di Architettura, Venezia, 2018
La cappella di Eduardo Souto de Moura nel giardino dell’isola di San Giorgio.

Gli spazi

La pianta allungata, dalla forma di un trapezio isoscele dai lati obliqui molto lunghi, comprende un piccolo atrio, forse un richiamo a un nartece. Qui, secondo il progetto iniziale, doveva essere inglobato nella cappella un albero del giardino, per schermare l’ingresso. Tuttavia, l’idea viene poi abbandonata nel progetto definito.

Cappella di Eduardo Souto de Moura per il padiglione della Santa Sede, Biennale di Architettura, Venezia, 2018
La pianta del progetto iniziale, quando ancora vi era l’idea di includere un albero all’interno della cappella.

Successivamente al nartece, si accede all’ambiente principale, coperto solo parzialmente da due lastre monolitiche, sempre in pietra di Vicenza, poste orizzontalmente. Una sporgenza corre lungo tutti le pareti interne, permettendo di sedersi e, come dice Eduardo Souta de Moura, “attendere con i piedi sulla terra e la testa fra le mani” (Vatican Chapels, a cura di Francesco Dal Co, Mondadori Electa, 2018).

Cappella di Eduardo Souto de Moura per il padiglione della Santa Sede, Biennale di Architettura, Venezia, 2018
L’ambiente principale con la seduta che corre lungo tutte le pareti e la semi-copertura in pietra.

Un altare di pietra

Al centro, un semplice e squadrato cubo in pietra crea l’altare, mentre due fessure sottili si incrociano sulla parete di fondo, definendo una croce. Uno spazio semplice ed austero, che definisce fortemente lo spazio sacro con i suoi muri e la sua concretezza: un’azione molto simile a quella di Mario Botta per le sue architetture sacre.

Cappella di Eduardo Souto de Moura per il padiglione della Santa Sede, Biennale di Architettura, Venezia, 2018
L’interno con il puro altare in pietra squadrata e la croce.

Bibliografia, sitografia e referenze fotografiche: