“Costruire è di per sé un atto sacro, è una azione che trasforma una condizione di natura in una condizione di cultura”
Mario Botta
Fra le Alpi austriache a 2087 m di altitudine, una piccola cappella si materializza sul fianco del monte Penkenjoch, distinguendosi per la sua geometria. L’architetto è sempre Mario Botta, di cui è stata analizzato il centro pastorale di Seriate: lo svizzero questa volta si cimenta in un progetto più modesto, immerso alla natura.
La cappella, dedicata a Engelbert Kolland, francescano tirolese e martire in Siria nel 1860, viene progettata e costruita in due anni, dal 2011 al 2013.
Il luogo
La Cappella Granato, infatti, si trova sul monte Penkonjoch, a poca distanza dagli impianti sciistici che permettono di raggiungerla facilmente. Tuttavia, essa è separata dagli impianti da un piccolo lago artificiale, le cui acque vengono utilizzate per la creazione della neve artificiale. Il fronte sud della cappella si specchia nel lago, le cui tonalità blu scuro ben si accordano con quelle dell’edificio. In inverno, invece, la neve mette subito in risalto il volume scuro e squadrato.
Le forme
Si è già accennato alla predilezione di Botta per le forme geometriche pure, tuttavia qui le forme architettoniche hanno un’ispirazione ‘mineraria’. La cappella si compone di due volumi: un parallepipedo di base e un rombododecaedro, ovvero un solido formato da dodici facce uguali a forma di rombo. Questa struttura quanto meno originale non è casuale: è la stessa sotto cui si presentano i cristalli di granato, un minerale presente in Austria, soprattutto nella tipologia granato almandino. Alla cappella viene perciò attribuito il nome della gemma di cui riproduce la struttura: Cappella Granato.
I materiali
Il parallelepipedo è un basamento in calcestruzzo in cui sono alloggiate le scale che permettono di accedere all’interno del dodecaedro, dove si trova lo spazio votivo. La struttura è in legno, in modo da rendere meno complicata la costruzione a 2000 metri di altitudine. L’esterno è rivestito di lastre in acciaio corten: il materiale, che prende il nome dalle sue caratteristiche CORrosion resistence (resistenza alla corrosione) e TENsile strenght (resistenza alla trazione), ha la capacità di autoproteggersi dalla corrosione creando in 2-3 anni uno strato protettivo di colore bruno-rossastro.
All’interno, invece, la superficie del piccolo spazio è in listelli in legno di larice, che creano uno spazio caldo e accogliente, scandito dalle pareti romboidali. L’altare in noce, opera dell’artista Markus Thurner, presenta al centro una lastra di granato intarsiato, mentre l’icona del beato Engelbert Kolland è un mosaico in legno, sempre di Markus Thurner.
La luce
Come in ogni opera di Botta, la luce è rigorosamente zenitale e scende da un piccolo oculo posto in alto. Altre due aperture, delle piccole e semplici croci, permettono l’ingresso della luce dalle due facciate e connotano dall’esterno l’edificio come cappella.
Perché e come raggiungerla
La cappella Granato si pone come oggetto architettonico, che segna in modo incisivo il paesaggio montano in cui è immerso. Tuttavia, non perde il legame con l’ambiente circostante, che determina le sue forme (la struttura dodecaedrica del granato) e da cui provengono i suoi materiali (il legno di larice). Potete raggiungere la cappella grazie alla cabinovia che parte da Finkenberg.
Fonti:
http://www.singleply.co.uk/wp-content/uploads/2014/02/Domus-976-2014.pdf
http://www.botta.ch/it/SPAZIO%20DEL%20SACRO
https://www.themaprogetto.it/come-il-cristallo-e-come-il-granito/
https://www.hintertuxergletscher.at/en/specials/capellagranata/
http://edizioni.bibliotecafrancescana.it/it/fuori-collana/149-tra-minareti-e-campane.html
http://www.actiongiromari.it/corten-caratteristiche-applicazioni/