La Bruder Klaus Kapelle (letteralmente Cappella di San Nicolao) sorge fra i campi tedeschi a 50 chilometri da Colonia. La cappella è significativa nella produzione di Peter Zumthor per il lunghissimo tempo di progettazione (quasi 6 anni) e il carattere locale dei materiali di costruzione.
In questo articolo, analizzeremo la figura dell’architetto, le richieste dei committenti, le anomale modalità di costruzione e il sorprendente risultato finale.

LA FIGURA DI PETER ZUMTHOR
L’architetto svizzero di Haldenstein si distingue per una grande cura del dettaglio e un attento studio dei materiali, che gli permette di raggiungere una semplice purezza formale e compositiva.
Le sue architetture stimolano la riflessione di colui che attraversa lo spazio, che non riesce a cogliere con un colpo d’occhio l’insieme. Comprendere gli spazi creati da Zumthor richiede più tempo: girarci attorno, entrare e osservare i dettagli sono passaggi imprescindibili. Solo così è possibile cogliere la forma complessiva, le modalità di costruzione e il significato dei piccoli dettagli.
La sua grande abilità architettonica è stata riconosciuta a livello mondiale nel 2009, con l’assegnazione del Premio Pritzker, uno dei più importanti premi per l’architettura al mondo.

LA COMMISSIONE
La richiesta di una cappella privata nella regione tedesca dell’Eifel giunge nel 2001, da parte di una coppia di agricoltori tedeschi del villaggio di Wachendorf. Fino a quel momento, l’architettura sacra è stata piuttosto assente nella produzione di Peter Zumthor, se si esclude la cappella di San Benedetto a Somvix del 1989. Tuttavia, l’architetto accetta l’incarico. I committenti, Hermann-Josef e Trude Scheidtweiler, non impongono restrizioni all’architetto se non di poter partecipare alla costruzione per abbattere i costi.
La cappella viene dedicata a Bruder Klaus, ovvero Fratello Klaus, santo patrono della Svizzera (in italiano San Nicolao). Contadino e soldato svizzero del XV secolo, all’età di 50 anni, decide di dedicarsi alla vita spirituale, conducendo un’esistenza da eremita. Il suo simbolo, che si ritrova all’interno della cappella, è una ruota a sei raggi: dal centro divino, si dipartono i tre raggi della divinità in tre persone, che raggiungono il cerchio esterno (il mondo) per poi ritornare al centro (cioè a Dio).

IL PROGETTO
Il processo di progettazione è molto lungo: solamente dopo 6 anni, nel 2007, Peter Zumthor presenterà il progetto definitivo e inizieranno i lavori di costruzione. Zumthor passa da un progetto più tecnologico, che prevedeva l’uso di pannelli solari e fibre ottiche, a un progetto più spoglio e semplice. L’edificio finale risulta determinato da due fattori, che si influenzano a vicenda: lo schizzo progettuale di una tenda o capanna e il processo costruttivo.

La volontà di costruire la cappella come una grande tenda influirà su alcuni elementi: l’irregolare pianta pentagonale e l’ingresso a triangolo isoscele, chiuso da una porta basculante. Il triangolo isoscele è infatti la sezione di base che, ripetuta con altezze e basi diverse, dà origine allo spazio interno.
Inoltre, Zumthor desidera che l’insieme della cappella non si colga direttamente superando la porta. Perciò, egli non adotta una semplice pianta rettangolare, ma quella pentagonale, costringendo il fedele a svoltare a sinistra prima di giungere nel cuore della cappella.

I MATERIALI E IL PROCESSO DI COSTRUZIONE
Il processo costruttivo e i materiali sono il secondo fattore che determina il risultato finale, non definito totalmente a priori. La struttura della tenda è realizzata con 112 tronchi d’albero, provenienti da un bosco di proprietà della coppia di agricoltori. I coniugi, assieme ad alcuni amici e guidati da un capomastro, li tagliano e dispongono a capanna per formare la parte interna del cassero (struttura lignea in cui è versato il calcestruzzo).
Il cassero, alto 12 metri, è stato riempito di calcestruzzo con 24 strati ben distinguibili, ognuno di 50 centimetri e corrispondente a una giornata di lavoro. Anche il calcestruzzo viene “fatto in casa” con la ghiaia proveniente da un fiume della zona, motivo per cui risulta sporco e ben visibili sono le congiunture fra gli strati.

Dare fuoco a una cappella
Per rimuovere il cassero ligneo, un fuoco è alimentato per tre settimane: la combustione conferisce alle pareti interne della cappella un colore scuro e nero di fuliggine e lascia intravedere nella superficie irregolare della parete le tracce dei tronchi utilizzati. La decisione di bruciare il cassero ha richiesto che la cappella non fosse completamente murata nella parte alta, ma dotata, come un camino, di un’apertura per permettere al fumo e al calore della combustione di fuoriuscire. La sua forma “a goccia” è, invece, determinata dalla forma della tenda.
Ulteriori canali di deflusso vengono realizzati lungo tutte le pareti della cappella, posizionando 350 tubicini metallici forati ad altezze diverse durante la gettata del calcestruzzo. Al termine del processo di combustione, i fori vengono chiusi con delle perle di cristallo e, assieme all’oculo “a goccia” diventano le scenografiche fonti di luce della cappella. A seconda delle ore del giorno, la luce entra in modo sempre diverso a modellare le irregolari superfici dentellate della cappella.

ALLA SCOPERTA DELL’EDIFICIO TERMINATO: esterno…
La cappella, raggiungibile a piedi attraverso i campi, si mostra come un alto volume compatto, di forma irregolare pentagonale, che emerge dalla terra apparentemente senza alcun legame con il paesaggio circostante. Tuttavia il legame con il territorio in cui è immerso c’è: come abbiamo visto, i tronchi del cassero provengono da un bosco vicino, il calcestruzzo è realizzato con ghiaia recuperata nella zona e alla costruzione partecipano amici e conoscenti della coppia di committenti.
Una basamento in calcestruzzo corre lungo tre dei cinque lati esterni, disposto in modo che almeno uno dei tre lati sia sempre in ombra. Esso si offre, quindi, come panca sia al fedele, che può fruire della cappella anche all’esterno stimolato dall’immersione nella natura, sia all’agricoltore, che può trovare ombra e riposo dal lavoro nei campi. Il richiamo alle “panche di via” presenti nei palazzo rinascimentali fiorentini, come Palazzo Rucellai, è piuttosto forte, mostrando come la tradizione classica sia in qualche modo sempre presente in di Zumthor.

…e interno
La porta basculante, attraverso la quale si accede alla cappella, chiude l’apertura triangolare, senza sigillarla. Anche con la porta chiusa, la luce filtra attraverso lo spazio compreso fra porta e muro, disegnando una scia luminosa sul terreno. Una volta oltrepassato l’ingresso, lo spazio non si svela immediatamente; al contrario, lo spazio si restringe e gira verso sinistra, per portare il fedele ad una scoperta personale dello spazio sacro. Nella penombra, resa ancora più buia dal contrasto fra il sole accecante dei campi e l’oscurità della cappella, delle luci puntiformi si distribuiscono in modo irregolare sulle pareti, come un cielo stellato. Si tratta dei tubicini chiusi con le perle di cristallo, di cui abbiamo parlato prima.

Le fonti di luce
Girato l’angolo, lo spazio interno si rivela con il grande oculo “a goccia” sul soffitto che illumina il cuore della cappella. Le linee delle pareti, che non sono altro che gli interstizi fra i tronchi in cui il cemento si è infilato, convergono verso l’oculo. Anche in questo caso, il riferimento all’oculo del Pantheon ci racconta del legame di Zumthor con la classicità, che egli sa rileggere a suo modo.

L’aula sacra
Le pareti sono irregolari e ruvide come la superficie dei tronchi e nere di fuliggine. Al centro del pavimento, uno strato ribassato di piombo richiama la goccia dell’oculo che gli corrisponde esattamente 12 metri al di sopra. Esso raccoglie l’acqua entrata dall’oculo, poi drenata dalla ghiaia che pavimenta il resto della cappella.
L’arredo sacro è semplice: un bronzo di San Nicolao, una croce realizzata con i tondini del cemento (piegati e saldati assieme), il simbolo della ruota di San Nicolao, una panca in legno e un porta candele. Quest’ultimo si distingue per la sua semplicità: una scatola di ferro agganciata al muro e riempita di terra e ghiaia.

UN LUOGO DI SPIRITUALITÀ
In questa cappella, Peter Zumthor rende silenziose le sue idee, per lasciar parlare i materiali di cui è costituita e i gesti di chi ha contribuito alla sua creazione. Luogo intimo e pervaso di sacro, raccoglie le fatiche e il sudore dei contadini che l’hanno commissionata e costruita per consegnarle al divino che pervade l’atmosfera esterna ed interna della Cappella.
FONTI:
- www.floornature.it/peter-zumthor-63/
- www.domusweb.it/it/architettura/2007/09/19/il-santo-e-l-architetto.html
- www.archdaily.com/106352/bruder-klaus-field-chapel-peter-zumthor
- www.archdaily.com/tag/bruder-klaus-field-chapel
- www.inconcreto.net/3895-un-monolito-votivo-la-cappella-bruder-klaus
- divisare.com/projects/328515-peter-zumthor-aldo-amoretti-brother-klaus-field-chapel
- www.bruderklaus.com/?id=211
Commenti
Very interesting chapel!
Davvero interessante e toccante
Molto interessante e originale!!